Il corpus dei 16 cicli di “Tema con Variazioni” composti da Mozart per pianoforte rappresenta una parte importante della sua produzione pianistica: seconda, per quantità, solo al gruppo delle 18 Sonate.[1]
La forma del Tema con Variazioni non presenta le complessità strutturali della forma Sonata o del Rondò, in quanto il semplice modello formale del tema (normalmente in forma ABA o AB) viene sempre replicato in ciascuna Variazione. Sappiamo che Mozart spesso improvvisava su un dato tema in occasione di concerti pubblici, e sicuramente alcuni dei cicli di Variazioni da lui pubblicati sono derivati da improvvisazioni dal vivo.
Le prime Variazioni composte da Mozart risalgono al 1776, quando era un bambino di dieci anni, mentre le Variazioni K 613 sono state scritte nel 1791, pochi mesi prima della morte. L’ascolto dell’integrale delle Variazioni di Mozart ci permette, quindi, di apprezzare la sua evoluzione stilistica e la crescente finezza con cui i temi vengono trattati e variati. Se nelle Variazioni giovanili i procedimenti di elaborazione del tema si limitano alla tradizionale elaborazione del ritmo e della melodia, lasciando inalterata la struttura armonica, nei lavori più maturi ogni singola Variazione rappresenta una diversa sfaccettatura emotiva del tema, con una crescente caratterizzazione drammatica di ogni elemento.
Ad esclusione delle Variazioni K 460, tutte le altre sono state pubblicate durante la vita di Mozart, probabilmente con la supervisione dell’autore, e sono quindi molto curate nella definizione dell’articolazione e delle dinamiche. Tuttavia, molta libertà rimane all’interprete per caratterizzare l’espressione di ciascun elemento melodico, vista anche la grande quantità di ritornelli presenti.
L’ordine in cui i cicli di Variazioni si susseguono in questi due CD è stato deciso accostando tonalità vicine e alternando brani con carattere e scrittura diversa, al fine di offrire un itinerario di ascolto vario e differenziato.
Le 12 Variazioni K 265 in do maggiore su Ah, vous dirai-je maman elaborano un tema molto popolare in Francia nella seconda metà del 1700, oggi più noto nella versione inglese “Twinkle Twinkle Little Star”. Le Variazioni sono dedicate alla pianista Josepha von Auernhammer. La casa editrice Artaria, presso cui la pianista lavorava, ha pubblicato il ciclo nel 1785. Il tema è esposto da Mozart nella versione più semplice possibile, solo con melodia e basso in un ritmo regolare di semiminime, ma le Variazioni che seguono presentano una notevole intensificazione della scrittura e della velocità. Pur essendo spesso studiate dai giovani pianisti, queste Variazioni richiedono una particolare perizia tecnica ed espressiva, per rendere adeguatamente le finezze della scrittura e lo slancio virtuosistico.
Un altro ciclo particolarmente celebre è quello delle 10 Variazioni K 455 in sol maggiore sul tema Unser dummer Pöbel meint, tratto dall’opera di Gluck “Die Pilger von Mekka”, e che fu rappresentata a Vienna nel 1784. Durante la sua permanenza a Vienna, Gluck assistette ad un concerto di Mozart, il quale in suo omaggio improvvisò delle Variazioni su questo stesso tema, probabilmente molto simili a quelle che furono pubblicate pochi mesi dopo, nell’agosto 1784. Si tratta di uno dei cicli più ricchi e interessanti per varietà della scrittura, immaginazione timbrica e vitalità musicale.
Le Variazioni K 573 in re maggiore sono basate sul Minuetto di una Sonata per violoncello e basso continuo di Jean Pierre Duport, maestro di cappella alla corte del re di Prussia Federico Guglielmo II. Mozart le compose nel 1789, in occasione di un suo viaggio a Berlino, e Artaria le pubblicò nel 1791. È uno dei cicli più riusciti e rappresenta pienamente le caratteristiche del più maturo linguaggio pianistico mozartiano, ricco di cromatismi e rapidi sbalzi emotivi, specie nella Variazione in re minore e nell’Adagio.
Nel marzo 1766 Mozart intraprese assieme al padre Leopold un viaggio in Olanda, durante il quale compose la 8 Variazioni K 24 in sol maggiore. Il tema è Laat Ons Juichen, Batavieren!, canzone di Christian Ernst Graaf, maestro di cappella del principe Guglielmo V di Orange, scritta per celebrare la sua incoronazione avvenuta proprio nel 1766. Si tratta di uno dei brani più interessanti tra quelli del Mozart bambino, e già troviamo qui la vitalità ritmica e l’inventiva melodica che rendono inconfondibile la scrittura mozartiana.
Le 9 Variazioni K 264 in do maggiore sull’Arietta Lison dormait, dal secondo atto dell’opera “Julie” del compositore francese Nicolas Dezède, risalgono al 1778, quando Mozart si trovava a Parigi, dove probabilmente conobbe Dezède di persona. Il tema è uno dei più elaborati tra quelli scelti da Mozart per i suoi cicli di Variazioni, e dà luogo ad una notevole varietà di elaborazioni, culminanti nel bellissimo Adagio che precede il ritorno del tema, in coda alle Variazioni.
Ancora di ispirazione francese sono le 8 Variazioni K 352 in fa maggiore, sul Coro Dieu d’amour dall’opera“Les marriages samnites” di André Erneste Modeste Grétry. Composte probabilmente a Vienna nel 1781, le Variazioni fanno largo uso contrasti dinamici, cromatismi e dissonanze per caratterizzare ciascuna elaborazione del tema. La Variazione n. 5, in fa minore, è di notevole spessore poetico, nella sua espressione desolata e tragica. I tratti virtuosistici sono presenti nella Variazione n. 6, che prescrive rapidi incroci di mani, e nel rapido Finale in 3/8.
Johann Christian Fischer era un oboista e compositore tedesco residente a Londra, che Mozart aveva conosciuto in Olanda nel 1766. Dall’ultimo movimento del suo Concerto per oboe e orchestra (1768) è tratto il Minuetto che fa da tema alle 12 Variazioni K 179 in do maggiore. Pur trattandosi ancora di un’opera giovanile (risale al 1774), questo rappresenta il primo importante lavoro pianistico di Mozart. Sappiamo dalle sue lettere che egli amava particolarmente questo ciclo, e lo suonò più volte in concerto. La scrittura è molto virtuosistica e ci può dare un’idea del tipo di pianismo che il giovane Mozart sapeva sfoggiare nelle sue esibizioni pubbliche.
Uno dei migliori amici di Mozart negli ultimi anni della sua vita fu il cantante e compositore bohemo Benedikt Schack (1758 - 1826), che cantò il ruolo di Tamino nella prima esecuzione del Flauto magico. Schack compose anche diverse opere in cui si trovano anche alcuni brani scritti per lui dallo stesso Mozart. Le 8 Variazioni K 613 in fa maggiore usano il Lied Ein Weib ist das herrlichste Ding tratto dal Singspiel “Der dumme Gärtner”, che fu messo in scena dallo stesso Emanuel Schikaneder che aveva scritto il libretto e curato la prima rappresentazione del Flauto Magico di Mozart. Una lettera scritta a Schack dalla vedova di Mozart, Constanze, conferma la grande amicizia tra i due: “Non mi viene in mente nessun altro che conosceva Wolfgang meglio di te, o al quale egli fosse più legato”. Queste Variazioni, scritte tra il marzo e l’aprile 1791, sono l’ultimo brano pianistico importante composto da Mozart. Il tema vero e proprio è preceduto da una introduzione di otto battute che torna prima di ogni Variazione, anche essa gradualmente sempre più elaborata. Nella Coda, il tema riappare nella sua versione originale, per poi congedarsi in modo del tutto antiretorico, “in punta di piedi”.
Il semplice tema delle 12 Variazioni K 500 in si bemolle maggiore (pubblicate nel 1786) non è attribuito ad alcun compositore, e potrebbe essere stato scritto dallo stesso Mozart. Brevissimo, e di struttura molto semplice e simmetrica, è di carattere umoristico e ironico, accentuato dai brevi e ripetuti trilli, che poi ritornano a mani incrociate nella Variazione n. 10, oltre che nella finale riapparizione del tema.
Le 12 Variazioni K 354 in mi bemolle maggiore hanno per tema l’Aria Je suis Lindor, dall’operetta comica “Le barbier de Séville” (1775) del compositore francese Antoine Laurent Baudron (1742‐1834). Je suis Lindor (“Io sono Lindor”) è il secondo distico dell’aria del Conte, in cui egli dichiara la sua presunta identità all’amata Rosina.
Scritte nel 1788 a Parigi, queste Variazioni sono uno dei cicli più ambiziosi e impegnativi, in cui il carattere buffo del tema dà modo a Mozart di sfoderare un vasto repertorio di trovate strumentali: trilli, incroci di mani, ottave spezzate, fino alle scale rapidissime della Variazione 8, che sono uno dei culmini virtuosistici della scrittura pianistica mozartiana.
Il Coro Salve tu, Domine, dall’opera “I Filosofi immaginarii” di Paisiello è il tema delle 6 Variazioni K 398 in fa maggiore. Mozart improvvisò su questo tema (e su quello di Gluck delle Variazioni K 455) in un concerto pubblico al cospetto dell’Imperatore, a Vienna il 23 Marzo 1783, anno di pubblicazione di queste Variazioni. Anche questo ciclo è di carattere spiccatamente umoristico, e sfrutta soluzioni pianistiche insolite, come i salti a mani alternate nella Variazione n. 2, i trilli continui della Variazione n. 5, e i rapidissimi arpeggi per moto contrario della Variazione n. 6.
Le 12 Variazioni K 353 in mi bemolle maggiore furono composte a Parigi nel 1778, usando come tema una delle canzoni più popolari dell’epoca in Franca: La belle françoise. A differenza dei precedenti cicli, qui Mozart sfrutta più l’aspetto lirico del tema, sviluppandolo in varie elaborazioni che ne esaltano il cadenzato profilo, anche attraverso appoggiature cromatiche e inversioni melodiche. Brillantissimo, per contro, il finale, Presto, che lascia il posto al ritorno conclusivo del tema stesso.
Dal secondo movimento della Sonata per violino e pianoforte K 547 deriva il Tema con Variazioni K. 54 (Anh. 138a) in fa maggiore. Nell’autografo per pianoforte manca la Variazione n. 4 della versione per violino e pianoforte, che è quindi qui stata omessa. Composte nel 1788, queste Variazioni mostrano uno stile maturo e un grande quantità di nuances espressive, specialmente nella Variazione in fa minore.
Antonio Salieri, compositore italiano di grande successo a Vienna, è l’autore del tema scelto da Mozart per le 6 Variazioni K 180 in sol maggiore, sull’aria Mio caro Adone, dal Finale dell’opera “La fiera di Venezia”, che fu rappresentata a Vienna più volte a partire dal 1772. Composte nel 1773 e pubblicate nel 1778, le Variazioni elaborano il carattere di origine del tema, chiosandolo con numerosi sforzati, appoggiature e contrasti dinamici.
Le 7 Variazioni K 25 in re maggiore furono scritte (come le K 24) da Mozart a 10 anni durante il suo viaggio in Olanda. Il tema è la canzone Willem van Nassau, particolarmente popolare in Olanda all’epoca del principe Guglielmo di Nassau. Il padre di Mozart, che viaggiava con il figlio e di fatto agiva come suo impresario, riuscì a fare pubblicare le Variazioni in Olanda quando erano ancora in corso i festeggiamenti per la sua incoronazione.
Il Tema con 2 Variazioni K 460 in la maggiore sull’Aria Come un agnello dall’opera “Tra i due litiganti il terzo gode” di Giuseppe Sarti, è l’inizio di un ciclo incompiuto, in quanto il manoscritto di Mozart si ferma alla seconda variazione. Esiste, su questo tema, un’altra partitura con 8 Variazioni, pubblicata a nome di Mozart da Artaria nel 1802, ma la moderna musicologia ha accertato che è stata composta da un altro compositore (potrebbe essere lo stesso Sarti). Mozart incontrò Sarti a Vienna nel 1784 e improvvisò in suo onore delle Variazioni su un suo tema.
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In questa incisione ho mantenuto l’approccio già adottato con le Sonate di Mozart, con una particolare attenzione al rispetto della pronuncia di ogni elemento. Il rischio principale nell’interpretazione di questo repertorio, del resto, è nella ripetitività, in quanto il discorso musicale mozartiano non presenta la complessità e la lunghezza di ampio raggio che possiamo invece trovare nelle Sonate o nei Rondò. Il clima emotivo delle Variazioni tende quasi sempre al faceto o all’umoristico, e non è un caso che tutte le Variazioni siano in tonalità maggiore. Ho quindi voluto accentuare il senso retorico di ciascun elemento ritmico o melodico, spesso evidenziando anche le parti secondarie, a creare un dialogo serrato e a tratti umoristico tra le voci, grazie anche ai preziosi consigli del M° Mattia Rondelli, che mi ha assistito durante tutte le sessioni di registrazione.
Ho cercato di caratterizzare ogni Variazione con un “colore” pianistico specifico, sfruttando la grande ricchezza di sfumature e dinamiche offerta dal gran coda Fazioli F 278. Anche in questa incisione il pianoforte è stato accordato con il temperamento inequabile Vallotti, lo stesso usato per la mia incisione delle Sonate di Mozart. Con questa accordatura, molto diffusa all’epoca di Mozart, il colore specifico di ogni tonalità risalta nei punti in cui, all’interno di un ciclo di Variazioni, si passa a una tonalità diversa da quella di impianto, specie nei casi in cui si passi al modo minore (come il mi bemolle minore nella Variazione K 354 n. 9 e K 353 n. 9, o il si bemolle minore nella Variazione K 500 n. 7). Qui, grazie all’accordatura inequabile, si percepisce un senso di precarietà o di essere finiti in un luogo “sbagliato”, vista la distanza timbrica rispetto alla tonalità di base in cui il ciclo di Variazioni è scritto.
L’uso del pedale di risonanza non è mai indicato da Mozart in partitura, e le Variazioni giovanili sono state scritte in un’epoca in cui i fortepiani non erano sempre dotati del pedale di risonanza. Per questa ragione ho preferito ridurre al minimo l’uso del pedale, prediligendo un tocco asciutto, con una grande varietà di staccati, e cercando una chiarezza di pronuncia vicina a quella che si ottiene al fortepiano, così da poter meglio evidenziare le tante varietà di articolazione che sono indicate con grande precisione in queste partiture.
Registrare questa musica è stata un’esperienza di scoperta e anche di entusiasmante divertimento nell’esplorare le tante sfumature dell’umorismo mozartiano. Spero che tutto questo possa arrivare anche a voi ascoltatori.
Roberto Prosseda
[1] Per completezza, dovremmo considerare tra le Variazioni anche due movimenti delle Sonate: il primo movimento della K 331 in la maggiore e il terzo movimento della K 284 in re maggiore, che rappresentano due dei più mirabili esempi della maestria mozartiana in questo genere musicale.